Quando una donna rimane incinta si rende conto pian piano che un miracolo sta crescendo dentro di lei. Tutto diventa magico: la notizia da condividere con il proprio partner, la vicinanza di amici e parenti, i sorrisi e il calore delle persone che la circondano.
Si creano fantasie positive sul proprio bambino e la donna inizia ad immaginarselo come lo vorrebbe, con le caratteristiche più vicine alle sue aspettative. Una poesia d’amore che aiuta una futura madre a vivere al meglio la propria gravidanza e a superare le piccole difficoltà contingenti.
Ma cosa succede nel momento in cui nasce il piccolo e tutto va storto?
Cosa succede se avviene un parto faticoso, doloroso e a rischio di vita per la mamma o per il piccolo? Quali sono le emozioni e le sensazioni che emergono nel profondo di questa madre?
Il trauma del parto è assolutamente una cosa seria e non è da sottovalutare.
Può portare una donna a vivere sensazioni di forte malessere psicofisico ed entrare in una situazione pericolosa di depressione post partum. Questa patologia colpisce dal 7 al 12% delle neo-mamme ed ha generalmente un esordio tra la sesta e la dodicesima settimana. I sintomi della depressione post partum possono essere sentimenti di irritabilità, incapacità di portare a termine un compito, forte senso di inadeguatezza, pianto ricorrente…
Le donne che vivono questa sofferenza spesso sentono dentro di loro un forte senso di colpa per non essere all’altezza del proprio ruolo di madre e soprattutto sentono di venir meno alle aspettative esterne di madre felice per aver dato al mondo un figlio.
Tutto queste pressioni non permettono alle madri in difficoltà di potersi aprire e chiedere aiuto alle persone più vicine e sicuramente ad un supporto psicologico.
È importante che il padre, i familiari o gli amici siano persone attente a ciò che accade intorno alla madre: che siano capaci di leggere i segnali in tempo, in modo da intervenire repentinamente per evitare situazioni senza via di uscita.
Il benessere della madre è fondamentale per il benessere del bimbo: esiste un’importante correlazione con il tipo di attaccamento che si viene a creare tra madre e bambino rispetto al tono dell’umore della madre stessa.
Chi non ha vissuto questo tipo di esperienza non può capire fino in fondo la sofferenza che una madre si porta dentro anche molto tempo dopo il parto. Quella sofferenza che non ti permette di gioire pienamente del miracolo che hai generato.
È necessario dare voce alle emozioni delle madri, alla loro sofferenza e alla loro profonda solitudine. Sarebbe fondamentale che la sanità si occupasse di creare gruppi di sostegno alle neo-mamme, come avviene per il corso preparto. Forse è più funzionale avere un corso post parto: un luogo in cui condividere emozioni, paure, ansie, sofferenze, rabbia, dubbi, e potersi sentire ascoltare e accolte nella propria incapacità a sostenere un ruolo così nuovo e difficile come il diventare madre.
Un tempo tutto questo avveniva in maniera naturale all’interno di famiglie allargate e di passaggio di sapere e di competenze genitoriali.
Oggi una madre al ritorno dall’ospedale si ritrova sempre più sola e si sente sempre più incapace a gestire una relazione così profonda che è quella tra madre e figlio.
Sarebbe bello che le madri potessero sostenersi a vicenda invece di giudicarsi e di gareggiare l’una contro l’altra alla ricerca del ‘il mio bambino è meglio del tuo”.
Magari un giorno tutto questo sarà possibile.
Io farò di tutto perché possa accadere…